Note sugli ex voto della Chiesa del Gesù Nuovo di Napoli
Un ex voto (ex voto suscepto), è una testimonianza scritta, dipinta, o di forma di oggetto, realizzata come adempimento di una promessa per una grazia ricevuta. La loro origine è antichissima e abbraccia culti diversi, con particolare riferimento a quello cattolico.
Di regola, il rapporto tra il fatto storico a cui fa riferimento l’ex voto e la sua rappresentazione è un rapporto diretto, privo di sofisticate sovrapposizioni simboliche, o metaforiche. Raramente vengono usati strumenti retorici complessi quali la sineddoche, o la metonimia, preferendo ad essi una trasposizione immediata dell’avvenimento nella sua mera raffigurazione. Fanno eccezione alcuni ex voto di guerra, dove, ad esempio, una scheggia di granata racconta del soldato sopravvissuto ad una esplosione, o la pallottola l’esito miracoloso di una sparatoria.
Ma a Napoli, nella Chiesa del Gesù Nuovo, o nel Santuario della Madonna dell’Arco, a Pompei, un tipo particolare di ex voto, in se modernissimo, propone una relazione del tutto inedita tra grazia ricevuta e rappresentazione. Nascoste tra gli ex voto più tradizionali e standardizzati, eppure numerose e sempre coloratissime, spiccano le testimonianza di fede dei tossicomani.
Fin da un’analisi superficiale si nota in esse la scomparsa pressoché totale della componente narrativa, in favore della pura e semplice presenza dell’oggetto del lutto. La sapienza artigiana napoletana, ovviamente, si è subito impadronita di questa novità storico/sociale, fabbricando in serie siringhe in argento e oro, proprio come avveniva un tempo nell’oreficeria votiva, specializzata in molteplici e minuziose riproduzioni anatomiche. Ma il vero scatto significante, che ci trasporta ben al di la della rappresentazione tradizionale, sono gli involucri di stagnola, dorata o d’argento, - l’ultima dose -, che decorano come festoni i quadretti votivi dei sopravissuti alla nuova piaga.
Se da un lato la commercializzazione di tali parafernalia ci fa riflettere sull’incidenza sociale del fenomeno tossicomania (paradossalmente non esiste una simile specializzazione votiva per quanto riguarda l’alcolismo), ben più interessante è invece il mutamento dei rapporti tradizionali tra gli elementi in gioco: il dramma non è più raccontato, descritto o rappresentato, ma in parte stessa dell’offerta alla divinità. In questo gli ex voto dei tossicomani sono curiosamente più arcaici dei loro consimili nati nell’antichità, sacrificando il male non soltanto in effigie, ma nella sua più pura materialità.
Rimandando alla dimensione sacrificale, contrabbandano l’ebbrezza dionisiaca nella trascendenza del rito.
Guido Costa 05 09