Stars by Elena Abbiatici
C’E’ UN PUNTO
DAL
QUALE
IL
MONDO
SI
MOSTRA
NELLE
SUE
VERE
PROPORZIONI
Stelle
Blu,
grandi
e
perfette,
cariche
di
un’effervescenza
sociale
sovversiva
e
di
una
libertà
da
perseguire.
Una
firma
che
imprime
tanti
muri,
passaggi
nascosti
o
iperfrequentati.
Una
firma
che
si
inserisce
nelle
incrinature
di
un
sistema
sociale
e
politico
muto.
Una
pratica
artistica
spesso
eversiva
che
si
appropria
degli
spazi
urbani
e
sviluppa
un
intimo
legame
fra
arte
e
vita,
in
un
flusso
oscillatorio
continuo
fra
identità
sociale
e
identità
personale
–
la
cifra
estetica
del
suo
lavoro.
Più
di
tutto
colpiscono
la
forza
che
il
blu
sprigiona
e
la
certezza
che
donano
alla
vista,
quando
le
ritrova
in
centri
e
città
diverse,
generando
dei
processi
di
dislocazione
dal
geo-‐politico
al
poetico.
Quasi
fossero
tassello
e
voce
di
un
sistema
di
militanza
progressista,
in
nome
di
un’alternativa
politica
ad
una
società
di
inattaccabili
disequilibri
sociali.
Mi
sono
ricordata
della
scritta
“CLEMENT
VIVE”1
che
nell’estate
del
2013
ha
invaso
le
strade
di
molte
città
fra
l’Italia
e
la
Francia,
ad
esprimere
un
sentimento
di
solidale
indignazione
e
rabbia
per
Clément
Meric,
il
giovane
19enne
attivista
di
sinistra
portato
alla
morte
celebrale
il
5
giugno
2013
a
Parigi
dai
boneheads
del
gruppo
radicale
neo-‐nazista
JNR
(Jeunesses
Nationalistes
Révolutionnaires),
che
di
lì
a
6
mesi
sarebbe
morto.
Mi
sono
ricordata
poi
di
un'altra
scritta
che
ha
invaso
le
bacheche
dei
nostri
computer
-‐“STOP
SOPA
and
PIPA”
-‐
(Stop
Online
Piracy
Act
and
Stop
Private
Ip-‐act)
-‐
che
si
richiamava
ad
un’altra
vita:
quella
di
Aaron
Swartz,
programmatore
informatico
americano,
scrittore,
organizzatore
politico
e
attivista
di
Internet,
suicidatosi
in
nome
delle
creative
commons,
per
un
pensiero
libero
e
la
tutela
della
privacy,
contro
una
privatizzazione
della
conoscenza.
Non
posso
non
pensare
ad
Edward
Snowden,
un
giovane
genio
del
computer
che
lavorando
per
la
America's
National
Security
Agency
ha
smascherato
i
dati
di
sorveglianza
condotti
da
questa
organizzazione
su
tutto
il
pianeta,
in
un
atto
di
sentire
civile
contro
la
sorveglianza
di
massa,
per
una
radicale
riforma
di
un
sistema
di
intelligence
USA
ormai
fuori
controllo,
tanto
da
rischiare
l’ergastolo.
Tutti
ragazzi
che
hanno
messo
a
prova
la
loro
vita
in
nome
di
ideali,
lucidi
come
stelle
in
un
cielo
d’agosto.
Forse
sono
queste
le
STARS
cui
guardare.
Le
stelle
blu
di
Sabine
Delafon
mi
paiono
la
firma
di
una
nuova
ideologia
democratica
e
riformista,
che
ha
realizzato
la
necessità
di
sostituire
all’individualismo
il
senso
della
collettività,
all’ego
il
bisogno
di
mobilitazione,
alla
sottomissione
muta
alle
multinazionali
e
ai
grandi
poteri
un
giornalismo
investigativo
e
la
voce
del
singolo.
Le
stelle
ci
ricordano
che
dobbiamo
guardare
lontano,
senza
stare
eccessivamente
con
gli
occhi
al
cielo.
Ci
parlano
dell’urgenza
che
è
insieme
importanza
di
riconquistare
il
senso
della
realtà
e
difendere
i
nostri
diritti,
illuminare
il
nostro
medioevo
tecnologico.
Calate
nelle
nostre
strade,
ci
chiedono
di
immaginare
e
costruire
insieme
un
futuro,
fatto
di
intelligenza
e
curiosità,
di
conoscenza
e
un
andare
al
di
là
della
superficie
delle
cose
e
di
un’idea
romantica
dell’esistere
“perché
una
tribù
che
si
affida
solo
al
volere
dei
bolidi
celesti
per
bene
che
vada
continuerà
sempre
a
vendere
le
sue
noci
di
cocco
sottocosto”.2
8 maggio 2014
1 http://www.pourclement.org/
2 Italo
Calvino,
Una
Tribù
con
gli
occhi
al
cielo,
1957.
Protagonista
di
questo
breve
racconto
allegorico
è
una
tribù
dedita
alla
raccolta
delle
noci
di
cocco
e
alla
contemplazione
del
cielo.
L’economia
interna
fa
capo
a
mercanti
di
noci
di
cocco,
presto
sostituiti
dalla
Coccobello
Corporation,
e
le
attività
sono
disposte
dai
presagi
degli
stregoni
del
villaggio.
Gli
uni
e
gli
altri
affermano
che
nella
potenza
dei
bolidi
celesti
il
nostro
destino.
Anche
il
narratore
del
racconto
è
dedito
all’osservazione
del
cielo,
ma ne
concepisce anche
i limiti.